Paolo Marcolongo: Messa in scena - Fino al 27 marzo 2022 la personale dell`artista al Museo Antoniano di Padova
Arte, mostre

Paolo Marcolongo: Messa in scena - Fino al 27 marzo 2022 la personale dell`artista al Museo Antoniano di Padova

26/01/2022 548 visualizzazioni 0 commenti

È stata prorogata fino a domenica 27 marzo “Messa
in scena”
, la mostra personale dell’artista padovano Paolo
Marcolongo
ospitata nelle Salette e nelle teche del Museo Antoniano.
Il pubblico potrà ammirare i vasi in vetro, i gioielli, gli “Astri Terrestri”,
le “Geografie di carta” i “riquadri a geometria variabile” e le “Arature”
realizzate dopo un lavoro di sperimentazione e ricerca che, unendo
tradizione vetraria e arte orafa
e utilizzando materiali e tecniche
diverse
, riesce a dare vita ad opere sempre nuove per stile e concezione.



«La Veneranda Arca di S. Antonio ha promosso ed è lieta di
presentare in questa mostra una serie di opere di Paolo Marcolongo, a cui si
addice perfettamente lo spazio nitido, bianco e silente delle ‘salette’ del
Museo Antoniano
– racconta Giovanna Baldissin Molli, Presidente
della Veneranda Arca di s. Antonio - Da alcuni anni difatti questi nuovi
spazi hanno accolto esposizioni diverse, di tecniche tradizionali, passate
indenni, come forme artistiche e materiali, attraverso i secoli, come la
pittura, o di formulazione, pur ultracentenaria, più recente, come la
riproduzione dell’immagine con mezzi meccanici e la più recente arte
fotografica. Ora questa mostra disseminata negli spazi delle salette e del
Museo presenta manufatti diversi della nostra contemporaneità, tra piano e
tridimensionale, disegno, incisione, scultura, tecniche aurificiarie
».


«Chimica e fisica intuite e trasvalutate poeticamente
– sottolinea il professor Adone Bradalise - I materiali che
compongono questa esposizione, che si può leggere come una finestra sulle linee
oggi prevalenti nella pratica artistica di Paolo Marcolongo, comunicano da
subito allo spettatore una sensazione che porta molto in prossimità della
sostanza più intima della ricerca artistica che li ha plasmati. È quella che
invita a percepire la centralità che nel discorso in essi sviluppato assume la
sperimentazione tecnica, e nel contempo a cogliere in questa sorprendente
esplorazione delle potenzialità della materia e nell’elaborazione dei suoi
trattamenti non solo l’operare di un’ingegnosa mobilitazione di mezzi, quanto
piuttosto la scoperta di una loro intrinseca valenza simbolica
».


«L’atelier di Paolo è un laboratorio-Wunderkammer di
creazioni stupefacenti e peraltro sempre nuove
» scrive Marcello Barison
nell’introduzione al catalogo che accompagna la Mostra, Paolo Marcolongo «
vita a opere sempre nuove per stile e concezione che, realizzate con materiali
e tecniche diverse, danno luogo a serie elegantemente coerenti ciascuna delle
quali, costruita su di un intimo criterio di affinità formale, potrebbe
occupare una diversa stanza di museo. Che è poi quello che accade in questa
esaustiva personale dell’artista, dove il ventaglio dei lavori esposti,
raggruppati per tipologia, offre un’ampia prospettiva sugli ultimi anni di
attività, documentando con precisione la varietà della sua produzione, dunque
delle tecniche e dei motivi.
».


Quella di Paolo Marcolongo è una ricerca artistica che
lo ha portato all’ideazione di vasi in vetro, nella realizzazione dei
quali l’artista ha impresso al procedimento – che viene realizzato nelle più prestigiose
fornaci di Murano
, sotto stretta supervisione – una serie di alterazioni
rivoluzionarie
quali l’intrusione, prima del raffreddamento, di
filamenti ferrosi che, incorporati al materiale, conferiscono loro un’insospettata
qualità organica
capace di articolarsi in versatili inflorescenze
vegetali
che si mantengono però effimere, poiché comunque imprigionate
nelle trasparenti alchimie del vetro.


Affini ai vasi, sono i gioielli,
realizzati anch’essi da un radicale rinnovamento delle possibilità dell’arte
vetraria. In occasione della mostra questi oggetti, concepiti dall’artista come
minimali operazioni scultoree, sono esposti al Museo Antoniano nel soppalco
che ospita le teche dove sono conservati i capolavori dell’oreficeria storica
,
mostrando come le più moderne creazioni possano abitare con delicata
magnificenza gli spazi adibiti per ospitare le più antiche rinnovando la
percezione di quei luoghi senza però tradirne lo spirito


L’arte del vetro di Murano agisce in stretta simbiosi
con la pratica dell’artista anche nella realizzazione degli “Astri Terrestri”,
pietre lunari in cui l’arte della sabbiatura e un massiccio ispessimento
dell’involucro hanno conferito opaca e porosa gravezza. Simili ad una colata
lavica ormai fossile, rimandano a un enigmatico universo minerale di forme e
segni.


La sperimentazione sui materiali ha portato Marcolongo anche
a confrontarsi con le mille potenzialità della carta e di sfruttarne tutte le
possibilità formali.  Nascono da qui le “Geografie di carta” e le “Arature”,
dove il materiale perde la sua caratteristica di bidimensionale tabula rasa per
acquisire una prospera vitalità formale. La punta che la intarsia, come un
vomere, riversa ai bordi eleganti rimasugli di cellulosa da riporto che, a
sbalzo, tramutano il foglio in una minuta geografia di crinali e avvallamenti.


Regolando un incisore meccanico in concomitanza ad
accuratissime modificazioni di spessori, Paolo Marcolongo ha ultimamente
perfezionato una tecnica di lavorazione che permette, sempre intarsiando la
carta, la produzione di piccoli riquadri a geometria variabile,
ampiamente rappresentati nelle sale della mostra, dove vengono presentati
raggruppati in sequenza, il che permette non solo di apprezzare il singolo
“pezzo”, ma conferiscono anche all’insieme il carattere d’opera continua
caratterizzata da una forte coerenza d’insieme.


«Nelle carte ‘graffiate’ si ripropone quella antica e
significativa connessione tra manufatto e cornice
. -conclude la
professoressa Baldissin Molli -. Quest’ultima nei documenti
tardomedievali è definita, come è noto, “ornamentum”, come quel principio di
compiutezza e definizione che rende pienamente ricca di significato l’opera,
che, senza di essa, rimarrebbe di percezione scempia. È dunque un’esposizione
dove il linguaggio dell’oggi può richiamare molteplici suggestioni all’indietro
e, crediamo, anche in avanti, per quello che verrà dopo
».


La mostra, promossa dalla Veneranda Arca di S. Antonio con
il Museo Antoniano, è realizzata con il contributo di Autoserenissima
Jaguar Land Rover
, Barco Teatro, EMME Servizi di consulenza e
brokeraggio assicurativo
, Italchimica, Sanitec.

Orari di
apertura


Da martedì a domenica

9.00 – 13.00/14.00 – 18.00

www.arcadelsanto.org
Categoria: Arte, mostre

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    26/01/2022 10:07
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